NewsTendenze

Il minor risparmio delle famiglie italiane genera preoccupazioni per il mantenimento del livello dei propri standard di vita. Diventa essenziale imparare a pianificare le scelte d’investimento per la copertura del rischio sanitario e previdenziale

di Salvo Carbonaro
Presidente Praesidium 

Le persone


La propensione verso l’ansia finanziaria è uno dei segni tangibili del cambiamento della società italiana.

Secondo il rapporto 2018 della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, il tasso di risparmio lordo delle famiglie italiane, pari al 9,7%, continua a scendere, attestandosi al di sotto della media dell’area euro (11,8% a fine 2017).

Ma perché oggi si risparmia di meno?

I motivi non risiedono solo nella minore disponibilità economica, rispetto al passato, ma anche nei consolidati meccanismi mentali che fungono da deterrente: le persone a livello emotivo e intuitivo, spesso, considerano il risparmio una perdita che riduce il potenziale di spesa e pertanto pensano che è molto  più appagante spendere e consumare seguendo la gratificazione immediata o gli stimoli del momento.

Gran parte della questione riguarda l’insufficiente cultura finanziaria nel nostro Paese, la poca tolleranza alle perdite di breve periodo e le distorsioni comportamentali poiché la propensione al risparmio, ovviamente crescente all’aumento del reddito, si associa positivamente alle conoscenze finanziarie, all’ottimismo nel processo decisionale d’investimento e alla domanda di consulenza appropriata.

Secondo Consob, infatti, temi come inflazione, tasso di interesse semplice, relazione rischio-rendimento e diversificazione di portafoglio rimangono oscuri per la maggior parte degli intervistati.

Anche la recente indagine condotta da Ania e Gfk sulla sensibilità al tema previdenziale evidenzia che circa 20 milioni di individui risulterebbero avere idee alquanto confuse sul futuro previdenziale assieme a una spiccata inerzia comportamentale nel sottoscrivere appropriate tutele di welfare familiare.

In particolare  a fronte di un 60% d’intervistati  che ha familiarità con prodotti finanziari,  buoni fruttiferi postali e titoli di stato, meno della metà conosce le opportunità e i vantaggi dei piani di previdenza e sanità  integrativa e delle polizze vita finanziarie, senza contare che  solo il 10% degli intervistati riesce a confrontare più prodotti per livello di rischio.

Entrambi gli studi pongono l’accento sulla poca consapevolezza, in Italia, del valore della consulenza in materia d’investimenti a sfondo previdenziale risultando che solo un terzo degli intervistati la conosce e il restante due terzi o non la conosce o non sa.

Infatti, è consolidata l’abitudine degli italiani di avvalersi, per la gestione dei propri risparmi o per l’acquisto di piani integrativi pensionistici o sanitari, maggiormente delle cosiddette consulenze informali (familiari, amici, colleghi etc.) piuttosto che di una consulenza professionale qualificata.

Tant’è che, sempre secondo Consob, più del 50% degli intervistati non è in grado di definire in cosa consista il servizio di consulenza in materia di investimenti cosi che l’80% degli investitori è convinto che la consulenza sia gratuita ovvero non è in grado di dire se essa venga remunerata, mentre il 48% circa non è disposto a pagare per il servizio.

È chiaro, quindi, che a fronte di una scelta informata, aggiornata e aderente alle proprie esigenze e ai reali bisogni di tutela dai rischi previdenziali presenti e futuri, la relazione consulente-cliente deve essere riconsiderata e utilizzata sistematicamente.

La consulenza, per conquistare la sua centralità, in questa epoca d ’incertezza, deve saper entrare in sintonia con il ciclo di vita delle persone, i loro nuovi  bisogni e i loro desideri. «Chi intraprende questa strada» – spiega Sergio Sorgi, presidente di Progetica – «svolge un ruolo sociale effettivo, ed è riconoscibile come portatore di benessere. Oggi il ruolo professionale di un consulente finanziario e assicurativo richiede competenze trasversali, supporti alle decisioni e ampi gradi di personalizzazione: deve saper stimare i costi universitari di un figlio, conoscere l’esposizione al rischio di fine lavoro, conoscere i diritti di welfare pubblico di una coppia non coniugata, solo per fare qualche esempio».

 

Le aziende

Spostando l’analisi, ora illustrata, sul piano aziendale duole osservare che anche talune imprese hanno una bassa percezione del valore dei servizi consulenziali e una conseguente scarsa propensione a sostenerne il costo/investimento.

Ciò anche perché, talvolta, non viene dato sufficiente valore all’adozione  delle  varie forme di welfare aziendale intese come  nuova armonia tra profitto d’impresa e benessere dei propri dipendenti  e come  una risposta socialmente responsabile ai nuovi bisogni dei dipendenti in materia di sanità integrativa e previdenza complementare, flexible benefit,  conciliazione vita-lavoro, sostegno al reddito familiare, politiche attive del lavoro, piani formativi d’impresa per lo  sviluppo della managerialità, specie nelle PMI.

I Welfare Manager di Praesidium del sistema Federmanager che  stanno  sul mercato e hanno contatti con tante realtà aziendali, stanno verificando per fortuna e  con soddisfazione che le stesse quando correttamente approcciate, informate e assistite, in una a logica d’interesse categoriale, da strutture consulenziali di welfare territoriali come le nostre, messe a disposizione da sistemi di bilateralità e di rappresentanza dei manager , rispondono positivamente sottoscrivendo piani  di welfare contrattuali per i propri dipendenti  in adesione  al principio  di mutualità e solidarietà intergenerazionale sottostante i principi di welfare del CCNL.

Tali principi vengono, purtroppo e frequentemente sacrificati da scelte aziendali di soluzioni assicurative che perseguono logiche di  mercato e di prezzo e, talvolta, di ingiustificate valutazioni di risparmio,  ben sapendo che le coperture assicurative  e le tutele cesseranno non appena il dirigente esce  dal mondo del lavoro per andare in  pensione e per di più per lungo tempo.

E il caso di ciò che sta accadendo in tema di sanità integrativa coperta da polizze assicurative anziché da piani sanitari proposti da fondi sanitari contrattuali e/o integrativi come, per esempio, Fasi e Assidai che peraltro operano senza selezione del rischio salute.

 

Conclusioni

 Sicuramente l’offerta di piani di welfare aziendale bilaterale sarà verosimilmente più appropriata alle reali nuove esigenze dei dipendenti  se proposta da “strutture consulenziali di sistema” che, a tutto tondo, possono offrire le più utili informazioni, livelli di servizi, assistenza qualificata e le soluzioni assicurative più appropriate per manager e  imprenditori potendo collaborare anche alla costituzioni eventuale di reti d’impresa di welfare a superamento dei limiti dimensionali delle micro e piccole aziende.

I cambiamenti aziendali del presente sono radicali, veloci e complessi e risulta ormai impossibile gestirli con i metodi del secolo scorso, all’interno delle sole esperienze sviluppate in azienda o, peggio, del fai da te.

È tempo di fare nuova impresa sociale aprendosi all’esterno, ai saperi e alle competenze consulenziali specialistiche di welfare in linea con l’evoluzione di un mondo che cambia e che richiede meno leadership solitarie e maggiore cooperazione per affrontare le variabili imprevedibili sfruttando al meglio tutte le opportunità di welfare innovativo.

Il servizio di consulenza di Praesidium, società tra i top 20 del settore del brokeraggio e in fase di potenziamento organizzativo, sarà sempre più integrato e diffuso per affrontare la complessitá dei nuovi bisogni e dei rischi assicurativi che possono verificarsi lungo tutto l’arco del ciclo di vita, oggi, meno lineare e prevedibile che in passato: budget degli investimenti di welfare, piani di employee benefits, protezione sanitaria e previdenziale, passaggio generazionale, politiche attive del lavoro e convenzioni utili in un mercato affollato e guidato dalle logiche del prezzo e non della solidarietà tra generazioni che il sistema Federmanager difende dalla sua nascita. È lo stesso motivo per cui, da anni, vive e cresce Assidai, fondo sanitario integrativo di riferimento di tutta l’azione di promozione e consulenza di Praesidium che, per essere piú efficace e apprezzata dalle aziende e dagli iscritti, dovrà essere maggiormente sostenuta da un’adeguata è riconoscibile comunicazione dell’eco-sistema Federmanager.

Articolo pubblicato sulla rivista digitale Aldai