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a cura di Salvatore Carbonaro, Presidente di Praesidium SpA

Focus sul mercato assicurativo dell’assistenza sanitaria integrativa

Il SSN si conferma, nella dura prova della crisi pandemica, il welfare state tra i migliori al mondo ed essenziale per il diritto alla salute degli italiani, anche se rispetto al passato la sua risposta sanitaria verso i cittadini si è gradualmente ridotta per via dei nuovi bisogni sanitari emersi, dell’invecchiamento della popolazione e della diversità tra i 21 diversi modelli sanitari regionali.

Per tale conclamato gap è cresciuto, come secondo pilastro, un sistema sanitario integrativo, auto-organizzato, stimolato e finanziato in gran parte dal welfare aziendale di origine contrattuale oltre che dalla spesa out of pocket (spesa privata) di circa 40mld di euro su una spesa complessiva di 160 mld circa di sanità in Italia; di tale spesa privata, circa 5 mld di euro sono intermediati da fondi sanitari, mutue, casse aziendali e compagnie assicurative.

La spesa sanitaria privata va identificata come soluzione ultima di bisogno sanitario che il cittadino si trova ad affrontare quando non ha altre alternative di cure o non può usufruire in tempi accettabili di assistenza sanitaria di base, come è accaduto per circa 19 milioni di persone nel 2019.

Per tali condizioni di fruibilità ridotta, il rapporto cittadino-sanità pubblica è, e sarà sempre, duale, ossia, mai o solo pubblica o solo privata; converrà, quindi, valorizzare e sancire risolutivamente la sanità integrativa come Secondo Pilastro e come strumento di evoluzione dell’attuale capacità assistenziale del SSN nei confronti dei cittadini.

Com’è noto, le forme di sanità integrativa sono gestite da enti profit, come le Imprese di Assicurazione, Banche e Poste che operano in un libero mercato secondo canoni di profittabilità, ed enti non profit come i Fondi Sanitari, Casse aziendali e Mutue più o meno di origine contrattuale, che erogano prestazioni sanitarie e sociosanitarie non LEA, diventati indispensabili, impiegando strutture di erogazione sanitarie e professionisti accreditati dal SSN.

Nel confronto tra fondi sanitari e polizze assicurative è utile annotare che i primi, godendo di talune deducibilità fiscali, detengono quasi i 2/3 circa della spesa intermediata, agendo su una base di derivazione contrattuale con una logica assuntiva collettiva di tipo mutualistico ed in regime di non selezione del rischio, mentre le seconde si muovono in un contesto di libero mercato a livello collettivo ed individuale retail.

La crescita delle tutele  collettive di  “assistenza sanitaria”, seppur ancora ramo sotto assicurato,  è superiore a quelle individuali che soffrono di un entry level non proprio accessibile per via di condizioni poco competitive;   è  pur vero, però, che esiste un terzo mercato, identificato in gruppi d’acquisto di persone fisiche che presentando caratteristiche omogenee, consentono di spalmare il rischio su un target più ampio di identici profili con conseguente riduzione del costo dei premi.

Per esempio, alcune tipologie di iscritti alle Associazioni Territoriali di Federmanager o gli appartenenti ad un ordine professionale o Soci di forme aggregate con caratteristiche omogene, possono aderire a programmi ad hoc di Assidai, godendo di condizioni meno distanti dai piani collettivi riservati alla categoria della dirigenza industriale, quadri ed alte professionalità.

Assecondando l’evoluzione del “mercato salute”  in atto ed atteso che il 36% degli italiani non ha coperture assicurative, si potrebbe costruire, verosimilmente, un modello sanitario ibrido obbligatorio basato anche sulla contribuzione privata in cui lo Stato definisce le regole del gioco ed una giusta deduzione fiscale per favorire il necessario sviluppo di un secondo pilastro sanitario, più sostenibile in termini di flessibilità economica e di solidarietà intergenerazionale con la compartecipazione di gestori, datori di lavoro, dipendenti ecc.

Il tutto, ovviamente, accompagnato da un adeguato sviluppo di tecnologia digitale, come telemedicina, teleconsulto e telediagnosi, a sostegno della cultura della prevenzione con lo scopo di ridurre i sinistri e liberare risorse pubbliche per i soggetti cronici, tendenzialmente non assicurabili.

Il dopo Covid, quindi,  può aiutarci a declinare risolutivamente il valore del welfare state e welfare integrativo come strumenti essenziali di una grande trasformazione socio-economica di una  società che sa andare oltre il puro vantaggio fiscale di talune categorie ed essere in grado di rispondere ai nuovi bisogni di protezione come long time care e pacchetti di servizi in bundle all’offerta assicurativa in un quadro unitario delle ragioni della produttività d’impresa e di quelle della redistribuzione del valore creato da una moderna società economica.

Si intravedono fortunatamente nuove  condizioni per una graduale trasformazione del mercato  che in passato prediligeva tutele assicurative  basate esclusivamente sull’ammontare dei massimali a disposizione, le franchigie/scoperti, oltre che sulle  garanzie di un utilizzo più frequente delle prestazioni (per esempio cure dentarie), mentre oggi apprezza di più la fruibilità delle prestazioni erogate attraverso i network convenzionati di facile utilizzo, i tempi di rimborso, le  gestioni delle pratiche di rimborso uniche di più fondi sanitari, l’assistenza di personale qualificato e le prestazioni accessorie quali la telemedicina, second opinion ecc.

Per rispondere a queste nuove esigenze e tendenze di mercato, Praesidium, broker assicurativo del sistema Federmanager, presente sul mercato da oltre 15 anni e tra i primi in Italia per la distribuzione della sanità integrativa di origine contrattuale, sta promuovendo sul mercato, d’intesa con i fondi sanitari Assidai, Fasi ed IWS (Industria Welfare e Salute), un prodotto Rimborso Spese Mediche che soddisfa al meglio le necessità evidenziate.

Il nuovo piano sanitario “Prodotto Unico” Fasi-Assidai è rivolto ai dirigenti industriali in servizio e ha già riscontrato un grande interesse nelle aziende, raccogliendo migliaia di nuove iscrizioni.

Per concludere, e senza farsi incantare dal dibattito obsoleto ed inutile sulla polarizzazione pubblico-privato, occorre ragionare, insieme, su un possibile ecosistema sanitario multi-pilastro ed integrato attorno al quale tutti gli attori della sanità pubblica e privata possano operare con tante articolazioni e tanti comportamenti policentrici e dove il paziente, il consumatore, il cittadino, che è il vero soggetto fragile, possa fare surfing e decidere tra pubblico e privato.

 

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