pubblicazione a cura di Victor Crunari – Economy Magazine 2025
Praesidium, in sinergia con il sistema Federmanager, promuove soluzioni dedicate al management per colmare il divario territoriale e valorizzare i benefici previsti dal Ccnl dirigenti industria.
Il welfare sanitario aziendale permette alle aziende di offrire al proprio personale accessi a servizi sanitari aggiuntivi, come polizze sanitarie integrative, visite specialistiche, e altri benefici. Offrire un programma di welfare sanitario aziendale può essere vantaggioso per le aziende, poiché può contribuire a migliorare la salute e il benessere del personale dipendente, riducendo il rischio di assenze per malattia e aumentando la produttività aziendale, attraendo i migliori talenti e trattenendoli al tempo stesso, poiché ad oggi il personale dipendente è sempre più attento a queste opportunità.
La sanità integrativa dovrebbe offrire un supporto alla presenza del Ssn sul territorio, una maggiore capillarità e un deciso avanzamento tecnologico con una particolare attenzione alle innovazioni, tra cui la telemedicina, e non solo per estendere forme di copertura per prestazioni che oggi risultano escluse dai Lea (Livelli essenziali di assistenza).
Il welfare aziendale si pone il primario obiettivo di realizzare un’assistenza sanitaria d’eccellenza: ma mentre nel 1999 per il personale dipendente era previsto un tetto di esenzione dal reddito pari a 7 milioni di vecchie lire, per finalità assistenziali, oggi quella cifra, aggiornata a 3.615,20 euro, non può più ritenersi adeguata. A tal proposito Praesidium, società del sistema Federmanager specializzata nello studio, nella progettazione e nella gestione dei programmi di welfare aziendali ed individuali, dedicati a dirigenti, quadri, professional e alle loro famiglie, grazie alla stretta relazione con il sistema Federmanager e con Assidai, si impegna costantemente per la valorizzazione e la diffusione dei vantaggi contemplati nel Ccnl dirigenti industria, recentemente rinnovato e potenziato proprio nel welfare integrativo.
Praesidium opera in particolare nell’ambito della distribuzione delle iniziative di assistenza sanitaria, nonché di ogni tutela assicurativa per la classe dirigenziale, di origine contrattuale ed è in grado di rispondere a tutte le esigenze di welfare individuale della classe manageriale, sia in servizio che in pensione.
Sono di diverso tipo, al momento, le realtà presenti sul mercato dell’assistenza sanitaria, ma soprattutto, di diversa natura giuridica: i fondi contrattuali istituiti per la volontà delle parti sociali, le casse di assistenza (in genere organizzazioni non profit), le mutue, le compagnie di assicurazione che hanno la necessità di perseguire un profitto. Senza dimenticare i broker che accompagnano aziende e persone nell’analisi delle esigenze e nel reperimento delle soluzioni più adatte.
Relativamente alla domanda e all’offerta di sanità integrativa nel welfare aziendale, in Italia esiste un significativo divario: solo il 45% delle aziende include questa copertura nei propri piani di welfare, con una distribuzione disomogenea tra Nord (51%), Centro (49%) e Sud (34%): quindi circa il 75% dei lavoratori non usufruisce di una copertura ad hoc erogata da parte dell’azienda.
L’analisi della spesa sanitaria intermediata evidenzia il contributo crescente dei fondi sanitari integrativi, consolidandoli negli ultimi anni come una delle principali leve di supporto alla spesa privata delle famiglie e di rafforzamento del sistema di tutela della salute. Secondo i dati del 3° Rapporto del Ministero della Salute sui fondi sanitari integrativi, il numero di fondi iscritti ha avuto un andamento altalenante: erano 327 nel 2021, saliti a 334 nel 2022, per poi scendere a 324 nel 2023. Dal punto di vista della spesa complessiva, nell’anno fiscale 2022 i fondi sanitari hanno destinato 3,24 miliardi di euro all’erogazione di prestazioni, di cui 2,17 miliardi di euro per prestazioni Lea, cioè già previste nei Livelli essenziali di assistenza ma finanziate dai fondi; 1,07 miliardi di euro per prestazioni integrative, ovvero non coperte dal Ssn, tra cui odontoiatria, long-term care e prestazioni socio-sanitarie.
Anche l’analisi della spesa mostra un aumento progressivo negli ultimi anni, che riflette una maggiore adesione ai fondi sanitari e una crescente domanda di prestazioni sanitarie integrative da parte delle famiglie italiane. Nel confronto tra i fondi sanitari iscritti all’anagrafe negli anni 2013 e 2023, i dati mostrano che la spesa per le prestazioni Lea è aumentata di 864 milioni di euro, mentre quella per le prestazioni integrative ai Lea è cresciuta di 466 milioni di euro.
Nonostante l’evidenziata crescita del settore, la sanità integrativa in Italia continua a ricoprire un ruolo limitato rispetto ad altri Paesi europei, dove la spesa intermediata ha un’incidenza maggiore sulla copertura delle cure. Le principali criticità riguardano come visto la forte disomogeneità territoriale, con una maggiore diffusione della sanità integrativa nelle regioni settentrionali; ma anche la mancanza di un’integrazione strutturata con il Ssn e la limitata capacità di risposta ai bisogni emergenti, come la long-term care. A ciò si aggiunge la scarsa diffusione di fondi contrattuali specifici nel pubblico impiego, limitando l’accesso dei dipendenti pubblici a forme di welfare integrativo. Non a caso, nel 2024, il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha emanato una direttiva “madre” sul rinnovo contrattuale 2022-2024 per la P.A., fornendo indicazioni operative per tutti i comitati di settore, anche per la diffusione del welfare sanitario nei contratti pubblici. Tutti i fattori indicati contribuiscono, quindi, a mantenere elevata la quota di spesa sanitaria privata sostenuta direttamente dalle famiglie, senza che la sanità integrativa riesca ancora a ridurre significativamente il peso dell’out-of-pocket sui cittadini.